Pagina:Aleardi - Canti, Firenze 1899.djvu/495


poemetto giovanile. 455

Fin che arriva a olezzar apertamente
Ne le piazze e sull’are, e se ne tesse
Una civil corona all’animoso
Eroe de la rivolta. —

                                        Ahi! del riscatto,
Città infelice, non ancor nel cielo
È per te l’invocata ora battuta!
Veggo ancor per le azzurre aure beate
Volger la luna, e vïaggiar le stelle;
Veggo il sorriso de le tue marine,
E per le valli irrigüe gli aranci,
Sempre verdi fiorir: l’alma di foco,
Il crin di corvo e lo splendor del guardo
Ancora ammiro de le tue fanciulle
Desïose d’amor.... Ma dove i sacri
Giorni n’andâro de le patrie feste?
E l’inno popolar che fea le tue
Notti di canti liberi gioconde?
Dove il braccio dei prodi, e su le porte
Le scólte cittadine? ove il lucente
Altar da cui l’ardita incoronavi
Fronte dei Lusignani? Ove le egregie
Tombe ne andâro?

                               O stanche ossa dei regi
Dall’Eterno chiamate, e dall’umane
Storie, a giudicio, invan di queti sonni
La speranza v’allegra! Appare il giorno
De le sconfitte, e il vincitor vi fruga
Per rapirvi le gemme irriverente;
Il giorno appar de le rivolte, e il pugno
Dei popoli vi semina pel vento.