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poemetto giovanile. 453

Ai profanati limitari. — Primo
Sul pavimento di sconnessi avelli
Un Mussulmano col caval si lancia;
E, ravvisato in minaccioso aspetto
Ritto un guerriero ad un altar: “Il tuo
Dio, gli grida, ben scelse a la custodia
De la sua casa un guardiano imbelle.”
E curvo su le redini s’avventa
A quel deriso. —

                               “O sposo, è lui.... è lui....
È Assano.” Altro la vergine non disse:
Poi che sentì mancarle il core, e cadde
Su la salma del padre, inanimata;
E forse ora si volge al paradiso. —

     All’udir il suo nome e quella voce,
Attonito stupì l’Arabo, e rise
Come Satana ride. Intorno ai due
Che duellano, come ad un tornèo,
Si stringe con le fiaccole la gente.
Solo fra tanti il Sire di Säido
A una colonna che sostien le navi
Balza d’un salto, si ripara, e pugna.
E già due volte spezza con la spada
Le maglie, e offende il cavalier. La curva
Lama azzurrina dell’Osmano ai marmi
Guizza d’intorno e fa sprizzar scintille.
E già sul capo discoperto a Nello
Rapida scende; ma al corsier nimico
Manca sul terso lastrico una zampa,
Sfonda un avello ne la sua caduta,
E palafreno e cavalier confusi