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444 arnalda di roca

Reliquie de’ suoi prodi, e vôlto intorno
Un guardo di pietà sui morituri,
Per la china li guida e si dilegua.

     L’angusta corte che mettea sul lembo
Dell’erta breccia, era d’infranti merli
Ingombra e d’arme e di cadute pietre;
E pari a campo sepolcral, quïeta.
Ondeggiava romito ancor nel mezzo
Lo stendardo di Cipro, quasi fosse
Da le pie de gli estinti alme agitato:
Distesi fra le péste erbe non freddi
I cadaveri ancora. Una fanciulla
Moría soletta accanto a un caprifico,
E sollevando le pupille nere,
Con l’estremo sorriso salutava
Il moto estremo de la sua bandiera.

     Lanciasi il Conte ne la cerchia, infigge
Dentro il terreno insanguinato il brando;
E protesa la man verso la croce
Dai trafori dell’elsa affigurata,
«Giuriam,» gridò, «di vendicar la santa
Terra dei padri, o di cader con essa!»
E cento destre, d’uomini, di donne,
Di giovanetti s’allungâr tremando
Non di terror, ma d’ira: e cento labbra
Solennemente proferir: “Lo giuro.”

     E attesero in silenzio. — Ed ecco spunta
Come disco lunar su da ruina,
Una fila di pallidi turbanti
Lungo l’ardue macerie; un improvviso