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un’ora della mia giovinezza. |
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Per le fronde, e’ parea che il prego mio
Secondasser que’ pioppi. Indi partiva
Lieto, gentile e forte. Oh! mi ridona,
Mi ridona, o Signore, un giorno solo
De la mia giovinezza. Oh! ch’io rivegga
Redivivi i miei cari, i quali or tanta
Erba di cimitero a me nasconde;
Che nel cor reverente anco risenta
La melodia de la paterna voce,
E i consigli magnanimi; ch’io miri
La grande, nera, vereconda e mesta
Pupilla di mia madre. Oh! tu passasti
Gracile peregrina in su la terra,
Come raggio di sol per cupo stagno,
Immacolata; e gli anni tuoi passâro,
Quasi divelti pètali di rosa
Gittati su rapace onda di fiume
Rapidissima. E pur ne la deserta
Mia cameretta ancor sento il celeste
Tuo profumo di Santa. A le amorose
Fibre del seno tuo quel poco attinsi
Rivo di pöesia che mi feconda;
E se avverrà che del figliuolo al crine
Un piccioletto allôr questa conceda
Italia mia; sul tuo sepolcro, madre,
Quall’alloro porrò, perch’esso è tuo.
IV.
E mi ricorda d’una blanda sera
Per molta età, per duri casi ormai
Remotissima. Ed era il dolce tempo