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438 arnalda di roca

Spettacolo che quel d’un infelice
Popolo vinca, il qual cammina a morte
Come una sola e mesta anima, e prega
Per la terra dei padri innanzi a Dio!
Spirto d’Iddio, tu che due fiamme eterne
Ponesti in petto de gli umani, fiamma
Sacra d’amore a libertade, e sacra
Fiamma d’odio al servaggio, e ti fu caro
Veder levarsi un popolo nell’arme
Per le case, per l’are e le dilette
Bionde teste dei figli, e per le tombe
Venerate pugnar; perchè sovente
Ai rapaci stendardi ài benedetto,
E la catena con l’acciar temprasti
De le libere spade?

                                     Un improvviso
Nembo di palle grandina dai muri:
La prima fila, la seconda morde
L’insanguinata polve. Intorno, intorno
Ai battaglieri si diffonde un folto
Nuvolo bianco, ove talor discerni
Trepido un guizzo di moschetto, un lampo
Di säetta che passa, un vagabondo
Aggirarsi di lacere bandiere,
Simiglianti a raminghe ale d’augelli
Sorpresi dal crosciar de la tempesta.

     Ài tu sentito, allor che per le tristi
Terre di brina assidüa lucenti
Fischia il rovaio turbinoso, e investe
L’antichissime selve, e ne’ conserti
Rovereti percossi eccita un foco