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poemetto giovanile. 435

Non mi spegnere questa ultima, ch’arde,
Scintilla di coraggio.”

                                            “Nello mio,
Qualche cosa di triste erra per l’aura!
Qui dentro al cor l’approssimare io sento
D’inevitabil, certa ora solenne
D’angoscia. Odimi, Nello: una segreta
Storia, la sola, che celata io t’abbia,
Sull’anima mi pesa, e mi parrebbe
Di morire in peccato, ove attendessi
Anco un giorno a svelarla.... Allor che un voto
Me col padre traea peregrinando
A le sante città di Palestina,
Tremo ancora in pensarlo!... Era un mattino,
Si fendeva il deserto. Una infinita
Curva di firmamento, un infinito
Orizzonte di sabbie era d’intorno;
Non una pietra, un fior; solo brillava
Lontan lontano, come via d’argento,
L’onda eritrea. Quando ad un tratto un cupo
Romoreggiare per lo cielo udimmo
Dietro le spalle: mi rivolsi e vidi
Tristi, rosse, infocate, ampie colonne
Tempestando seguirci, e acutamente
Urlò la guida: «Iddio ci salvi; è il vento
Fatale!» Un’ora di convulsa vita
Agitava il deserto, e dai profondi
Visceri, fumo e gemiti mettea.
Muti, cacciati da la morte, a lungo
Stretti volammo pei mobili solchi.
Altro io non so; chè un’ansia, una follía
Vertiginosa ardeami il sangue; e presso