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un’ora della mia giovinezza. |
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La metallica nota. In suo vïaggio
Saluta i ghiacci tinti di berillo,
Gli splendidi vulcani e le bollenti
Polle dei Gaisèri, e il mesto giallo
Degl’islandici prati; e faticando
L’ala di giglio in mezzo a boreali
Aurore, migra a le gioconde plaghe
Dell’Orïente, a le solinghe lame
Dell’adriaca pineta, ai memorandi
Lauri lambiti dal vocale Eurota.
II.
Così l’anima mia, da queste opache
Giornate senza gloria, agita il volo
A ritroso del tempo, e migra agli anni
De la sua giovinezza. Oh! mi ridona,
Mi ridona, o Signore, un giorno solo
De la mia giovinezza. Ero a quel tempo
Sereno, audace, vergine, e rapito
De l’universo. E non sapea gli spasmi
De la mente superba; e non le dolci
Miserie dell’amore; e non ancora
Raccolto avea da que’ soavi incendi
Pugni d’amara cenere, che sparsa
D’una lagrima tarda ha poi cresciuto
Il solitario fior del pentimento.
E m’era ignota la viltà dei mille;
Nè seminato ancor l’itale angosce
Aveano di cicuta il chiuso campo
De la mia vita. Allora le infinite
Voci che a’ suoi devoti invia natura