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lettera a raffaele rubattino. 415

Che dietro lor si tirano fuggendo
Altre terre, altre lune, e l’universo,
Che infaticabil gira, come sasso
Di fionda intorno a la tranquilla mano
Di Dio? — Tutto è mistero! —
                                                      E pure è tale
Questo che mi governa intimo istinto
Di fè profonda, che se un dì vedessi
Ribelli a le prescritte orbite gli astri
Devïare selvaggi, altri sparire
Per gli azzurri deserti, altri vêr noi
Saettando calar e di lor spera
Con la crescente enormità la faccia
Abbacinar de la sgomenta terra;
E azzuffarsi tra lor schiantando gli assi
Come bighe precipiti nel circo;
E coi frantumi le tenèbre a lunghi
Solchi rigar di foco, e per la eterea
Volta un orrendo grandinar di stelle
Se qua vedessi dileguare il dolce
Raggio del sol per sempre, e all’improvviso
Romper vulcani furïosi, e sopra.
Le cupe dell’oceano acque e dei laghi
Riverberarsi con guizzi sanguigni
De le città gl’incendi e de le selve;
E a me d’intorno ogni animata cosa
Perir; ed io vivendo ultimo in vetta
D’una rupe restassi esterrefatto
Testimone dell’ultima ruina,
Oh! non ancor dimetterei la salda
Fede nella immortale anima e in Dio.
     Verona, 7 settembre 1871.