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410 in morte di donna bianca rebizzo

Gli odii e gli amori, torbidi torrenti
Di gioventù, si quïetâro in lago
Placido, che riflette tremolando
Alberi e case delle tue memorie
Impallidite, e i cari luoghi, e il raggio
Gelido e casto de la luna.
                                                  In mezzo
Ad un giardino, sol per lei d’Albâro
Sulle alture crescente, ella vivea
Festeggiata regina, avventurosa
Di quel fidato amor, che non avverte
Se in argenteo si muti il biondo crine.
Da l’alto ella vedea splendere il glauco
Mar nello amplesso delle due riviere,
E sovra i flutti carolar le navi
Peregrinanti: ella sentiva il metro
Dei marini uniforme e i lunghi cori
De le operaie e il mormorio confuso
Salir delle fabbrili opre. Vedea
La notte incerte torreggiar le forme
Del Faro pio, che saettava il fascio
Degli invocati rai lontanamente,
Quasi che fosse la fiammante spada
Di san Giorgio, che vigila sui sonni
Dell’amata cittade; e l’ampio aspetto
Della eterna Natura e l’universa
Vita, una vita le infondean novella.

     Volgeva il dì della sua festa. Il bianco
Sentiero che s’inerpica vèr l’erta
Villa era bruno d’amici accorrenti.
Ella spirava a larghi sorsi l’aure
Della esultanza in mezzo ai fiori, ai noti