Egli dal pervertito
Aere del tempio e da le poltre celle
Dei monasteri è uscito.
Santificando l’oro e la sudata
Dignità del lavoro,
Ei venne ad abitar tra le sonanti
Officine, e l’arata
Terra, e le navi, e le accampate tende
Di chi col sangue la natal contrada
All’oppressor contende
Col moschetto pregando e con la spada. O
sacerdote, i nostri
Santi non son più i tuoi: le tue battaglie
Non son le nostre. Appesa a le muraglie
Dei domestici lari
Noi veneriam, raccolta
Nell’itala coccarda
La Croce Savoiarda,
Come civil sorella
Di quella de gli altari.
E tu l’abborri! — Le recenti nostre
Catacombe divine,
Ove cotanta carità fu spenta,
Stan su le meste chine
Di San Martin, nei fossi di Magenta:
E tu le abborri! - Ascolta. Ancor sei forte
Perchè ti vanti, artefice di calma,
Di serenar la morte,
Di volgere la chiave
De le immortali porte,
Perchè con la soave
Vïolenza dei preghi,
Tu di’, che sleghi l’anime dei padri
Oltre la tomba e de le dolci madri.