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372 canto politico.

Tra le ruine come un serpe verde,
L’insidïoso Satana con l’ale,
Largamente rotar sul tenebroso
Tetto del Quirinale:
Poi lo rivide in un balen, mentito
Sotto le spoglie di stranier romeo
Perdersi cauto, come chi congiura,
Fra i cupi archi e le mura
Frante del Coliseo.

XIII.

     Vecchio infelice da la bella aurora,
Dall’avvilita sera,
O Pio, tu désti una pietà profonda.
Quanto mutato! — Oh, ti sovvien quell’ora
Che in faccia a una commossa infinita onda
Di popolo esultante che piangea
Ài benedetto l’itala bandiera?
Quello fu un giorno! fu la più sublime
Festa dell’alme. Ogni privato ostello
Diveniva una chiesa. Ogni vascello
Recava dall’esiglio
Dei perdonati. Il pastoral valea
Tutti gli scettri de la terra. Italia
Era un inno: era tua.
Chiamata da la lieta
Voce del suo profeta,
Ella balzò dal secolare avello
Fanciulla audace, credula, dicendo:
«Son qui, Signor, mi guida
Ove ti piace.» Oh, niuno
Nato di donna fu vicino a Dio