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canto politico. 371

Stringe alleanza con l’iniquo e il forte,
Deliba il vin del vïolento, e segna
Fra le sacre cortine,
Al divoto chiaror del Santuario
I decreti di morte,
Le stragi perugine.
Il Vicario di Dio fatto è vicario
De lo stranier. L’altero
Roman patrizio sogna
Una Roma tedesca;
L’italïano maledice al dolce
Nome d’Italia. Il Sire
Dell’anime divenne
Servo a la gleba, e per due tristi palmi
Di terra isterilita,
Dei fratelli, dei figli e dei nipoti
L’anima giuoca e la seconda vita;
Anzi che far lo splendido rifiuto
Che gli aprirebbe le dorate porte
D’un avvenir d’amore.
Imbelle pescatore,
La navicella che gli desti in sorte,
Fra i turbini del secolo avventura
Per femminil paura
De la sua ciurma cupida e feroce.
Ahimè! Signore, ei diventò l’amara
Croce de la tua croce.» —
Etal parlò di fronte al Nazzareno
La bëata sdegnosa;
Poi rivolgendo un pio
Malinconico addio
Per gli abissi dell’etere sereno
Al suo mondo natìo, vide là dove
Il Tevere si move