Tu non m’odi, Maria:
Forse ti chiama di là su una voce
Più forte de la mia.
Tutto spira abbandono a te d’intorno.
Su gli avori del cembalo si posa
La polve neghittosa:
I fior che fûro tua delizia un giorno,
Or che non v’è chi provvido li bagni,
Chinano le corolle illanguidite:
Il capinero, che a le tue romite
Ore compagno, teco
Rivaleggiò nell’arte de le note,
Oblïato finì. Due giorni attese
Ne la sua conca cristallina l’onda;
Con voce moribonda
Chiamò, chiamò, ma niun l’intese: ed ora
Come in aereo avello
Giace ne la sua pensile dimora.
Ma poi che te non giunse
A trattener l’aspetto ed il singulto
Dei figli a piè del letto
Con. disperato culto inginocchiati,
O risoluta, addio. Sali all’Immensa
Regïon di chi fu. Là troverai
Qualche anima dal mondo dipartita
Che mi fu dolce in vita:
Parla ad esse di me. Di’ lor, che mai
Non le obliai: che nel mio cor v’è un loco
Dato a le tombe: e sul mio labbro, al mesto
Imbrunir d’ogni sera,
V’è un sospiro per esse e una preghiera.
Là troverai fra solitarie stelle
La madre mia. Sollecita a lo incontro