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362 canto politico.

Ite, o stranieri, giù per le correnti
Inesorate: e vi sien gravi l’onde,
Crudeli i corvi de la ripa, e i venti
Marini. E tanti vi prolunghi il Fato
Istanti ancor di vita,
Che a voi mirar sia dato
L’adriaco golfo, italo lago un tempo
E in avvenir. Udrete
Uscir là giù dall’Isole Brïoni
Misterïosi tuoni:
All’istrïano margine vedrete
Nodi di fiamme e di sanguigni lampi,
Come di cosa che sul mare avvampi.
Quello è il navile imperïal che vola
Dall’italico foco incenerito.
Cade la notte. Dell’inutil Pola
Rosseggia da lontano
Lo scheletro gigante del romano
Anfiteatro e il portuoso lito.

XI.

     Ancor qua giù rimani,
O mia gentil; vedrai novo ed insigne
Spettacolo d’amor. È l’indomani
De la vittoria. Non vi fu pupilla
Veronese, a la notte,
Visitata dal sonno. In ciel già brilla
Il sol d’Italia. Prima
Nostro non ci parea nè manco il sole.
Fuor d’ogni casa una festevol onda
Sbocca di gente, e imbruna