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canto politico. 359

Crin prezïoso che valea l’impero
Novellamente scendere sul volto,
Ei dal divoto carcere fuggendo
Irrompeva all’aperto;
Dove talor dai rudi
Guerrier levato sui ferrati scudi
Riguadagnava il serto.
Anch’essa Italia dal cenobio imbelle
Del servaggio è fuggita. A la infelice
Diseredata crebbero le chiome:
E torna imperadrice;
Poi che i suoi forti con superba gioia
La levaro in trïonfo
Sovra l’intatto scudo di Savoia,
E la torbida larva
De la Santa Alleanza in fra il rossore
De le nordiche aurore
Lungo il Baltico mare
Impallidisce e spare.

X.

     Or non è tempo di morir. T’arresta
Un poco ancor nel tuo florido ostello,
Anima onesta. È bello
Quel poter dire: Io vidi grandi cose
Ne la mia patria. È mesta
Troppo la tua partenza a la vigilia
Dell’italica festa.
Or che l’eterno amore
De la natura fa tornare i fiori,
Perchè partire, o fiore?