Ricinto vaticano;
Come accosciate là sopra le nere
Lastre di Delfo al tempio
Le Eumenidi con gli occhi
Semivelati, a guisa di pantere,
Dicon che un tempo vigilasser l’orme
Agitate dell’empio,
Serve e superbe allor non altrimenti
Le germaniche genti
Vegliavano a la porta
D’un imperio deforme,
Custoditrici d’una pace morta;
Mentre l’antico rettile d’Asburgo
Rinnovando il martíre
Dell’inviso a gli Dei Laocoonte,
Da la perfida reggia
Avviluppava in tortuose spire
Nobili schiatte, e ne suggea con dire
Canne non mai satolle
Il fior de le midolle.
Molti così passâro anni codardi.
Simili a lunga notte
Non d’altro viva che d’alcune voci
Di congiura interrotte;
Sin che il divino assillo
D’Indipendenza i popoli rimorse,
Traendoli a spiegar con vïolenta
Sublime impazïenza
Dinanzi al sole il patrïo vessillo.
Qundo un re capelluto, a cui le franche
Rivolte avean raso le chiome, in muto
Monastero sepolto,
Si vedeva il cresciuto