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canto politico. 357

Pugnâr congiunte e disperate, in fino
Che un’altra volta Satana prevalse.
I nostri padri videro ammirando
D’una città sacra, fedel, deserta
Sollevarsi le fiamme
Ai cieli boreali,
Come selvaggia offerta
Di sacrifizio a Dio vendicatore;
Tingendo coi riverberi, presaghi
D’un tramonto imminente,
I popoli e il recente
Trono dell’Occidente.
I trïonfanti pallidi raccolte
Le avvilite corone
Rotolate sui campi di battaglia,
Convennero sul margine dell’Istro
A concilio sinistro.
Qui de le patrie soffocando i sacri
Risorti entusïasmi,
Qui de la tirannia
Con l’infernal magia
Evocando i fantasmi
Del passato odïati in un’ebrezza
D’onnipotenza, vollero dementi
Abolire il pensiero,
Catenar l’avvenire: e si spartîro,
Sconfondendo i penati,
La mandria de le genti.
E mentre tanta umanità piangea
Mercanteggiata, un indecente scoppio
Di risa inestinguibili scorrea
Lungo gli orti e la chiesa unica, il doppio
Colonnato e le sale del pagano