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350 canto politico.

Fra l’immortal diritto, e la tiranna
Forza brutale; e la costei condanna
Ai vivi, ai morti, ai posteri bandita
Da la voce tremenda
D’un Re senza paura e senza menda?
Bandita da le domite colline
De la esultante martire Verona,
Di mezzo a le ruine
De le castella che le fûr corona
Esecrata di spine?
Poi ch’è destin che nell’ausonia terra
Alcuna guerra mai non si combatta
Pe’ suoi fati soltanto,
Ma sì pei fati dell’umana schiatta?

VI.

     Volgon già dieci secoli che dura
Con diversa ventura
Questa battaglia tra il figliuol di Roma
E l’ispido nipote
Dei Nibelungi da la fulva chioma.
Non è monte in Europa e non è valle
Ch’echeggiato non abbia
A la lor rabbia; al rombo
De le lor frecce; al fischio
De le lor palle. Tinsero l’arena
Di molti fiumi col febbril zampillo
De la lor vena. I cento
Clivi, i passaggi infidi e le boscaglie
Dell’Alpi risonarono e del Jura
De le trombe a lo squillo,