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316 i sette soldati.

Illuminava di baglior sinistro
I colli, i forti, il campo
Ungarico, e la valle
Benedetta dall’Istro,
Notti selvagge onde tuttor si offende
L’aspra beltà de la ritrosa Buda,
Ei, lasciate le tende
Ozïose, e le indocili cavalle
A scalpitar la paglia
Fangosa de le stalle,
Impugnato il moschetto,
Nel più fitto salía de la battaglia,
Demone giovinetto.
L’ultimo dì s’inerpicò tra i varchi
De le cadenti mura, in ogni canto,
Per le vie, ne le chiese, e per le piazze
Pugnando: e allor soltanto
Posò, che vide il tricolor vessillo,
Iride di vittoria,
Brillar su le ruine
De le squarciate case palatine:
Allor si assise tra il tumulto e il pianto
Sui ruderi tranquillo.
Quivi deposto il volto in fra le palme,
A la patria pensò: pensò all’amara
Gloria de’ morti; e all’acre
Ebbrezza degl’infranti
Ceppi, in que’ giorni di battaglie sacre.
Sopra la rupe del castel di Buda
Veder gli parve ritta in fra le cupe
Nuvole degl’incendi
Una cristiana Pallade magiara,
Che, proteso lo scudo ampio, copría