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i sette soldati. 315

E de le reggie per le invalse sale
Tonò la liberale
Canzone dei redenti;
Quando i colli vitiferi, e le lande
Dell’ungarica terra
Arser d’inclita guerra; ei ne le vene
Sentì l’orgoglio d’esser nato in grembo
A la patria de gli Ussari. De gli avi
La sciabola brandì: pose sul core
Il nastro tricolore:
Su le spalle il dolman: balzò in arcioni:
Verso il Tibisco insanguinò gli sproni.4
Là del castel su la ventosa altana
Stette a lungo la madre a benedirlo,
Fintanto che cavallo e cavaliero
Parvero un punto nero
Ne la campagna. E da le interne corti
Inquïeti echeggiavano e lontani
I latrati dei cani
Che facean vïolenza a la catena. —
Ei combattè. Ne la notturna pugna
Al fiero passo di Branisco, i crini5
Del suo corsiero, e l’ugna
Stillâr del sangue dei nemici estinti.
Tra le carpazie rupi
In galoppi silenti
Volò su le recenti
Nevi a inseguirne le fuggenti schiere;
E dei roveti a le conserte spine
Vide pendere a cenci le bandiere
Dell’aquile assassine.
In quelle notti che l’assiduo lampo
De le infuocate palle