I convegni giulivi
Del villaggio domestico; e la vaga
Danza che folta ti attendea, la festa,
Tra mezzo a le fiorite
Collinette di Praga?
Come nel pianto abbandonar potesti
La tua fanciulla, a cui dall’arpa ebrea
Derivare apprendesti
Nobili accordi con la man plebea?
Povera bionda! Intanto
Ella di speme l’avvenir ricama;
E per l’amor d’un pane
Va trascinando lietamente il santo
Strumento dei profeti
Per gli anditi indiscreti
Di taverne profane.
Ma poi che giunto all’Elba il picciol grido
Sia del tuo fato, la vedranno a poco
A poco dileguar; così che in breve
L’immondo ragno tenderà le reti
Fra le disciolte corde;
L’arpeggiatrice dormirà nel prato
Inugual del sagrato.»
V.
Io gía come l’afflitto che cammina
Favellando da sè. Quando lontano
Appena un trar di sasso
Contenni il piè dinanzi
Un inclinato masso.
Simile al gufo che il villano inchioda