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298 note.

uve malate, coi bachi malati, cogli austriaci sani. - In un Carme che per ragioni amare non vedrà mai la luce, io dicea:

«. . . . . . . . . . povera valle!
Ella che un dì da le feconde chine
Là del Pastelo mi rendea sembianza
D’Itala Sulamitide, su letto
Di fiordalisi e di gaggìe posata;
Or mi parea mendica orfana scarna
Seduta in solitudine sui nudi
Marmi del monte, che chiedesse a Dio
La carità d’un grappolo, e d’un filo
Di seta. - E Dio gliela negava. - E il turpe
Alemanno venía caracollando
A rapinarle l’ultimo suo pane.»


Il Pastelo guarda a mattina la Valle di Fumane, e forma a sera, da Volargne a Rivoli combattuto, la parte più selvaggia e grandiosa della Chiusa dell’Adige. Dalla vetta a mano a mano scendendo verso mezzogiorno si trovano sul suo fianco il paesello di Monte, e quel di Mazzurega; qui, a forza di cavare strati di pietra pei lastrici delle venete città, v’ànno dei monti perforati in guisa che ti danno immagine di superbi e tenebrosi ipogei con vaste sale divise da enormi pilastri. Quivi nacque Bartolommeo Lorenzi, gentil poeta, che abbandonata la fugace gloria dello improvvisare, cantò in nobili ottave la Coltivazione dei monti. — Onesto prete, ei dorme accanto la sua alpestre chiesetta cinta di prati declivi. — Poi viene San Giorgio, dall’ardua e ingannevole salita chiamato Ingannapoltrone, bello di posto aereo, di lapidi romane, di monumenti longobardici; e giù alle pendici Gargagnago visitato da Dante. - Ma la poesia di questa terricciuola se la condusse via quasi tutta la Contessa Nina Sarego Allighieri il giorno che volse a Bologna, sposa al Gozzadini. - Poscia a occidente il mio bel Sant’Ambrogio; dove villeggiavi, e così presto, poverina, morivi, Musa delicata, Caterina Bon-Brenzoni, salendo a quei Cieli, che così splendidamente avevi cantati: e più discosto Castelrotto del mio illustre e infelice fratello d’anima e di studi, Cesare Betteloni; e più in là ancora Novare così caro al Pindemonti. — Paesetti tutti ricchi di marmi, lieti di vini, di frutta, di fiori; sacri a me per soavi e meste memorie.

Questa pare la valle dei poeti.

(3) Ognun conosce i selvaggi macelli di Galizia provocati dalla politica iniquamente ipocrita dell’Austria.

Il giuoco istesso dello aizzare il villano contro il signore, volea, la scellerata, tentare nelle nostre bande: ma la non bestiale indole de’ nostri campagnoli sventò la trama bestiale.