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282 | canti patrii. |
Le melodie dai pioppi. Era una festa
Placida per lo cielo e per le valli
Eridanine. E pur venía sull’aure
Un suono remotissimo e sinistro;
E ti pareano squadre
Di fuggenti cavalli
Ed inseguiti: un fervido di brandi
Percuotere selvaggio;
Un urlo di comandi
In barbaro linguaggio;
E via per la solinga
Buia pianura, il moribondo strido
D’un’aquila raminga.
Ma già, su l’immortal neve del Rosa
La nova aurora si pingea vermiglia,
Gentile inizio di splendor che invita
Ogni mattino all’opre la famiglia
Magnanima dei Sardi;
E l’altra accanto e indarno disunita
Progenie dei Lombardi.
E un murmure di vita
Cominciava a salir; quando l’arcana
Voce di pria mi disse:
«Esulta, o mio poeta,
È questo il fiume de’ tuoi figli, il fiume
D’un’Italia ventura ed imminente,
A cui tra poco tingerà le spume
Il vivo sangue di nemica gente:
Abbevera a quest’onda
La Musa sitibonda.»
- Sant’Ambrogio, 20 novembre 1857