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280 canti patrii.


II.

     E raccolto il bordon del pellegrino,
Tacito e solo mi riposi in via
Seguendo l’Appennino,
Infin che trafelato
Al piè m’assisi de l’eroica torre
Del mio bel San Miniato.
E il dì cadea. Lunghissima l’ombría
Dei platani listava e dei castani
I prati suburbani;
Nuvole d’amaranto e di vïola
Tingeano il cielo di ponente, e il sole
Che a splendere su terre altre sorgea,
Come orifiamma viva,
Discendere parea
Sul paese di Francia, ove già tante
Illusïoni dileguar tradite,
E tanta vanità d’itala spene,
Onde poi ribadite
Fûr le vecchie catene,
E fuor da molte cittadine mura
Ripullulò l’amaro
Albero de le forche, e la sventura.
Ed io mirava al verde
Serpeggiar de la guelfa onda dell’Arno
Cupidamente; e gli estri
Amabili dell’arte a me nel core
Da quella rifluían valle di grazie,
Quando rivolto in parte ove la sera
D’ombre copría l’austera