Io penso all’infelice,
Io penso a la cadente avola mia.”
E più non disse, e seguitò la via.
III.
E dal sentiero alpino
Ch’esce dal bosco, io vidi
Al lume vespertino
Venire una seconda
Fanciulla carca in su la testa bionda
D’un fastello odoroso di ginepri.
Come il fuggente crin dei serafini
Che dal pennello uscíano di Correggio,
L’inanellato e sciolto
Volume de’ suoi crini
Carezzava con vago
Ondeggiamento lo sfiorito volto:
E del color del lago
Là dove è fonda al par de la marina
La queta onda turchina,
Era la tinta de le sue pupille
Meste, perchè piangea.
“O boscaiola bella,
Dimmi l’affanno che t’offende il core.” —
Io le richiesi; ed ella
Risposemi: “Signore,
Al limitar del mio povero ostello
Ieri saliva il cupido esattore:
Tutto mi tolse; i panni de la festa,
Le coltrici del letto, e fin l’anello
Che mi lasciò, siccome