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due pagine autobiografiche. XIX

dei nipoti di Giambettino Cignaroli, voleva a ogni costo persuadere mio padre ad avviarmi a quest’arte. Mi tremola ancora in mente la ricordanza di un giorno, che, tra lo scherzoso e il serio, il brav’uomo gli si pose in ginocchio a pregarlo di questo: parai di veder ancora i suoi pochi capelli d’argento che in quell’istante gli svolazzavano. Probabilmente non sarei riuscito a nulla; ma sarei stato di certo più contento; avrei avuto fra mano un’arte cara, che occupa molte ore anche materialmente; avrei menato vita casalinga, raccolta; non sarei ito girovagando, e col pretesto di cercar poesia, non avrei trovato tante altre cose che m’anno costato poi tanta amarezza.

Non avendo dunque potuto adoperare il pennello, ò adoperato la penna. E appunto perciò ella sente troppo di pennello; appunto perciò sono sovente troppo naturalista, e amo troppo perdermi nei particolari. Sono come uno che camminando proceda a bell’agio, e si fermi ogni tratto a considerare lo sprazzo di luce che penetra tra gli alberi del bosco, l’insetto che gli si posa sulla mano, la foglia che gli cade sulla testa, una nebbia, un’onda, una striscia di fumo, i mille accidenti in somma pei quali è così ricco, vario, poetico il creato, e dietro i quali s’intravede sempre quel