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266 canti patrii.

Guardandomi dal lembo
D’un ramoscel di rosa; e il re di macchia,
Unico re beato,
Or mi svolazza innanti,
Or mi svolazza allato,
Felice se una morbida falena
Dio gli conceda a la solinga cena.

II.

O amabili vittorie, o gentil foco!
O di salute rosëa feconde
Sudate ore gioconde
Della mia giovinezza! Or mi ricordo
Que’ bei mattini che ferveva il giuoco
Sulla piazza di rustica villetta
Romoreggiando; e ai termini segnati
Con frasche di nocciòlo
Fitta ondeggiava de le palle al volo,
Parteggiando la gente;
E a far più bella l’innocente festa
Dal sommo dell’altana
Le fanciulle sporgevano la testa
Tra un fior di timo e un fior di maggiorana.
E allor quando la squilla
Della meridïana ora consiglia
Un saluto a Maria,
Era bello veder all’improvviso
Sostar i giuochi e ’l riso;
E della turba pia
Che ne facea ghirlanda,
Chi il biondo capo e chi la veneranda