Fin gli augelli obliâr le antiche strade
Torcendo il volo ad altre
Meno offese contrade;
Ove non sieno clivi
Da inferma uva fallace
Mortificati o da succisi ulivi.
Solo fedele all’apice del pino
Saltella un fiorrancino,
E con la nota querula d’amore
Par che lamenti l’anno che si muore.
II.
Odo il diffuso gemito dell’arso
Vomero che si lagna
Uscendo a la campagna
In su l’aurora. Vedo là dell’orto
Nell’angol più secreto, accoccolato
Su un cembalo squarciato,
Bacco fanciullo piangere sul morto
Onore del vigneto:
Poi ch’ora attrista gl’itali bicchieri
Con la livida spuma,
Acre conforto a le bramose canne
De le genti alemanne,
La barbara cervogia.
E intanto quasi a scherno
Coi più limpidi soli la matrigna
Natura a gli implicati
Roveti arride e all’invida gramigna;
E batton, detestati,
Ospiti, intanto a la porta cadente