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epicedio per una bimba. 255


     Ella dal ciel propizie
Ci pregherà le sorti;
Nè fia che beva al calice
Di consanguinee morti,
Ove la goccia ascondesi
La più cocente e amara,
Quella che serba la materna bara.


III.
maria.

     Oh la bara materna! Io l’ò sentita
Lenta, un vespro, passar giù nella via:
E l’angoscia che in quella ora ò patita
Non patirò nell’ultima agonia.

     Quando la salma uscì fuor della porta
Sentii la vita che dal cor mi usciva;
L’avrei meco voluta, ancor che morta,
Sempre, e adorarla, come fosse viva.

     Madre mia, tu mi fosti il primo amore,
Amor che solo il padre ebbe a rivale;
La tua fossa fu il mio primo dolore,
Dolor selvaggio, immobile, immortale.

     Sempre ò dinanzi l’ora, che le stanche
Palpebre in cerca del figliuol levasti;
E con le labbra tremolanti e bianche
Quell’ultimo tuo bacio a me donasti;