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252 epicedio per una bimba.


     Ma sorse un dì che languido
Più dell’usato e anelo
Il grande occhio ceruleo
Ora volgeva al cielo,
Or de la madre all’avida
Pupilla al pianto esperta,
Qual fra due cari paradisi incerta.

     Ella patía. Per gelida
Febbre che l’agitava,
Pieno di sparsi ninnoli
Il letticciuol tremava,
Come per vento tremola
Sopra la pianta un nido;
Quando mi colse un disperato grido.

     Chi può ridir quell’ululo
D’angoscia e di terrore,
Che manda da le viscere
Una madre al Signore,
Se tramutati in feretro
Dell’unica fanciulla
Vede i guanciali de la fredda culla?

     Io m’affacciai dall’andito
A le funeste porte;
Sentii, passando, battermi
Il fiato de la Morte
Di contro il volto, un brivido
Mi penetrò nell’ossa;
Ed ò provato il freddo de la fossa.