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228 il comunismo e federico bastiat.

L’incudine sonora
Que’ furibondi, e sboccano
Dal lamentoso tetto.
I rei sofismi cambiansi
In palle di moschetto:
Per le fumanti vie
Gemono le agonie;
E cento madri in lagrime
De le stelle al pallor
Cercheran fra i cadaveri
Il figliuolo che muor.

VII.

     O lo vedran su lugubre
Vascello all’indomane
Partir di ceppi carico
Per isole lontane:
Dove non valgon gemiti,
Dove pietà non vale,
Dove la vita è simile
A un lento funerale;
Dove lo cinga un lutto
Perpetuo come il flutto;
Donde il pensiero libero
Con penosa virtù
Rivóli ad una patria
Ch’ei non vedrà mai più.

VIII.

     E tu rompesti il fàscino
Che tante menti offese,