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214 ore cattive.

Superbamente lampeggiar la fiamma
Del Genio: ma le Grazie erano assenti.
Sul petto ansante le cadean le chiome
Roride e tese, come d’annegata;
Stillava anch’esso il niveo manto, egregia
Opra d’ancelle ioniche che un tempo
Le fanciulle vestían di Mitilene.
“O tu, che vuoi, che con pietà mi chiami
In questo loco, ove pietade, a quello
Che scerno, è spenta? — Ma se pur m’è dato
Di volgerti, o cortese, una preghiera,
Pria di risponder, ti scongiuro, ascondi
Quella tua cetra che ti pende al fianco.
Quello stromento mi ricorda ardenti
Ore d’amor, e punte di rimorso,
E un poeta infelice.”
                                        “E perchè dunque
(Sclamò la Greca) lo tradisti, o donna,
Con crudele viltà? Perchè lasciargli
Nel bruno abisso de le tue pupille,
Sì soavi e sì false, astutamente
Affogare ogni sua felicitade?
Perchè baciarlo con le labbra ancora
Umide d’altri baci? Il ciel negava
Intelletto d’amore a te, leggera
Giocatrice di cuori. E ne la tua
Sterilità dell’anima giammai
Non comprendesti la feconda vita,
Onde soverchia d’un pöeta il core.
Ire bollenti e fuggitive; santa
Ignoranza dell’odio e dell’obblio;
Lunghi silenzi; subite eloquenze;
Baci di foco; gelosie di ghiaccio;