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ore cattive. 207

Che avean peccato ne la vita prima,
Fragili figlie d’Eva. — Ella moría.
Subita., e cinta di sinistro arcano
Ne dissero la morte. Era una notte.
Sovra il suo letto d’ebano dormiva
Sorridente. La lampa agonizzava.
Sovra il tappeto orïental caduto
Era un volume da la man che ancora
Si atteggiava a tenerlo. Avea scordato
Quella sera di dir le sue preghiere.
Un altro Iddio le inquïetava i caldi
Rivi del sangue. E sotto il trasparente
Velo azzurrino de le sue palpèbre
Iva ondeggiando immersa in non so quali
Vagabondi desii la sua pupilla.
Ma da canto a la bella peccatrice
Carnefici soavi e inavvertiti
Vegliavano dei fior. Dal levigato
Labbro di conca alabastrina il capo
Sporgeano in giro. Ed era ognun di loro
Dono segreto di segreto amante.
In segreto tradito. Iddio che lega
Tutte le cose di quaggiù con fila
Misterïose, Egli saprà per quale
Corrispondenza incognita si fosse
L’anima di que’ fior comunicata
Con l’anima di quei poveri cuori.
Tutto taceva. Una canzon briaca
Solo si udia, come balzar per l’aura;
E qualche pésta che finia perduta
Dietro le svolte: l’indice del tempo
Segnava il colmo de la notte. Allora
Avvenne un fatto pauroso. Il gambo