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192 ore cattive.


     E il portento durò fino a quando
Isabella percosse Granata,
E la stirpe dei Mori odïata
Ripassò, come un esule, il mar.

II.

     Quando riedeva quel dì dell’anno,
Che mi tradisti, Lisa fallace,
Sentía nel core rieder l’affanno,
Morivan gli estri, perdea la pace.

     Piena di spettri l’aura notturna,
Cinto di macchie sanguigne il sole,
Sentiva un bieco desío dell’urna,
Parean saette le mie parole.

     Oggi son placido, pure è quel giorno
Il lago è limpido, la luce è lieta,
Canta un’allodola, mi guardo intorno,
Ride il creato, torno poeta.

     Vedi dal colle, che il sole indora,
Una fanciulla scendere al prato?...
È dessa, o Elisa, fallace Mora,
È l’Isabella che t’à scacciato.