182 |
raffaello e la fornarina. |
|
Frenati qui, si mutano in figure
Luminose là suso. Ivi all’eterna
Increata beltà che gli lampeggia,
La fuggitiva tua beltà ritempra,
Sì che tu n’esci qual giammai non fosti
Trasfigurata, e splendida, ed al tocco
Del suo pennello insuperato, il riso
De le tue labbra brillerà nel volto
De le sante del cielo.
Affretta, affretta,
A colmarlo d’amore. Ahimè! non vedi
Come veloci corrono le fusa
De le Parche, o fanciulla?
Oh! se sdegnoso
E agitato talor ti comparisse,
Nol rampognar; non contristar quel grande
Morituro: egli crea. Una superba
Diva il governa. Or non è tuo; gli è lungi
Da la tua signoria; però che l’Arte
À di tremende gelosíe pur ella.
Ma non temer. Verran l’ore dei casti
Abbracciamenti, Allor che la sua mente
Avrà quïete in una nobil forma,
E spunterà il miracolo del bello
Da la tavola sacra, a le tue braccia
Tornerà radïoso: e allor tu il copri
D’una pioggia di baci, Quando stanco
Al seno tuo riparerà dall’aspre
Lotte del genio, ignote a te, da i lunghi
Fluttüamenti dell’arcano mare,
Ov’ei corse a rapire il vello d’oro