Ogni notte, ogni dì si manifesta
Cupa sfinge la morte; e per le piazze
E per le vie de la città galoppa
Misterïosa, e i campanili ascende,
Ed ulula per l’alto aere col tocco
D’una campana; e d’eco in eco il suono
Risponde in cielo: e l’indovino ancora
Edippo non trovò.
Ma pur qui dentro,
Più fedel d’ogni Edippo, è un sentimento
Che mi profeta con gentil fermezza
Nuovi destini, luminosi, eterni.
Con tetre pompe e paurosi riti
Perchè funesti, sacerdote, l’ora
Che mi risveglio in Dio? - Forse non basta
Scorger il pianto dei diletti in vita
Stillar tacitamente su le coltri,
E il crudele pensier di non vederli
Su la terra mai più? - So che in quell’ora
Cadranno i ceppi de la fragil creta,
E dall’aspro guancial dell’agonia
Qualche cosa ch’è in me spiccherà il volo
Oltre la luna, oltre le stelle, e indarno
Mi seguiran di mille aquile i vanni.
Pallida vita! e tu saresti il grande
Avvenimento degli umani e il solo?
Il passato è una larva, a cui l’oblio
Va scancellando i languidi profili;
Il presente non altro è che il veloce
Avvenire che arriva. Ecco la vita
Dell’uom superba. D’una gioia il volo,
Il cader d’una lagrima; una lotta
Indefessa; uno sterile rimpianto