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lettere a maria. 133

Cimitero di villa. Ivi due croci,
Smosse dal tempo, ti parean chinate
Ad abbracciarsi: un vivo caprifoglio
Con la salita de le verdi spire
Unite le stringea, quasi che avesse
Discernimento. Ivi trovai la calma
D’uno che prega: e risentii presente,
Tra mezzo i solchi della morte, Iddio...
Grazie, grazie, miei padri!!
                                                      Odi, o Maria:
Noi siam qui soli, poveri, sdegnosi
De le fatue cittadi, e a le serene
Gioie anelanti, che non dona in terra
Che la casa materna e la diletta
Famiglia d’ogni giorno. Or bene: in questa
Via che ne avanza dell’esilio amaro,
Se mel concedi, io ti verrò secondo.
Ti fascerò di bende il faticato
Piede, perchè non sanguini: coi molli
Muschi raccolti su l’ombrose ripe
Farò sponda a la tua splendida testa
D’Italïana: a süaderti il sonno
Ti canterò la mia canzon più bella.
Quando il sol brucerà per la campagna,
Ricovreremo all’odorosa tenda
Di mite acacia; chè potrebbe il raggio
Tingerti in bruno: ove dall’erte rupi
Traditore ne incolga il tempo nero,
Di fresco alloro ti farò ghirlanda;
Così reina o poetessa andrai
Rispettata dai fulmini le chiome:
Sovra un desco di rose o di vïole