Taci, o Maria; non mi ridir le tue
Faticose venture; io le so tutte,
Tutte, anche quelle che non m’ài narrate;
Però che quando molto ama, è talora
Di quel che passa a’ suoi diletti in core
Profetessa fedel l’anima mia.
Oh! quel dir: sono sola, e a me le feste
Fûr de la madre incognite, nè mai
Un giovinetto mi chiamò sorella;
E crebbi, e piansi, e a pianger mi nascosi
Perch’ero cinta da persone ignote:
E non possiedo altro che qualche sacro
Tumulo qua e là disseminato
Per i campi d’Italia; e un sentimento
Sempre patisco di paura, a starmi
Come perduta sovra l’ampia terra...
Oh! quel dir: son così, povera donna,
Sola soletta... è pur un gran dolore!
Oh sì, piangi, o Maria, chè questo fumo
Di progenie superba altro di suo
Che il dolore non à. Nell’agitarsi
De le pro celle l’oceàn feconda
La perla a le conchiglie; e ne lo scuro
De le secrete sue battaglie il core
La perla de le lagrime matura.
E queste tue, Maria, le troverai,
Credilo a me, da un serafin riposte
Ne la corona che t’aspetta in cielo.
Anch’io, vedi, son triste; e in fastidita
Solitudine vivo; ed era, un tempo,