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126 i fuochi dell’appennino.

L’onta recava del superbo Svevo.
E quando all’alba gli astri impallidiro,
Parve si udisse da normanne chiese
Salir con la marina ôra distinto
Uno squillo di Vespri siciliani
L’Avemmaria dell’itale vendette.

VIII.

     Ave Maria, se a te son cari i folti
Vigneti, e gli orti, e la divota china
Là dove al mesto dell’adriaco mare
Sorride il colle de la tua Loreto,
O mistico geranio de le notti,
Questa notte t’offriamo e questi fuochi.
Regina dei dolenti, Ave Maria;
Se tu celeste viaggiatrice un clivo
Dell’Appennin sceglievi, ove posasse
La povertà de la materna casa,
Siccome l’orto de la tua famiglia
Questa patria proteggi. Ave Maria,
Il pescadore in disperata angoscia
Tra la furia d’ingorde onde ti chiami
Stella del mare. L’esule che passa,
E ad ogni vecchiarella de la via
Pensa a la madre e lagrima, ti chiami
Rifugio de la prole esule d’Eva
Noi Te con l’inno di viril preghiera
Arca di Federanza invocheremo.