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i fuochi dell’appennino.

Una procella, e ne reggeva il volo,
Di negro e di color giallo dipinta,
Inferocita un’aquila scettrata,
La cui simíle non fu vista viva.
Rivolte vèr gli squallidi Trïoni
Valicarono l’Alpi; ivi le nubi
Sciolser dal grembo gli adunati geli
Che ruinando crepitâr sull’alte
Querce d’Arminio, e sui poveri tetti
Acuminati d’una fulva stirpe.
Rupper la calma de la notte strane
Novità di clamori. I pii che stanno
In perpetua vigilia al Santuario
De le speranze italiche, agitarsi
Su la pianura di Roncalia udiro
Un’assemblea d’astuti laureati
Che di fede)e schiavitù, di dritti
Favellava, e d’antiche signorie
D’una gente sull’altra, e di ribelli:
Tal che del Po si diffondea sull’onde
Una viltà di striduli cavilli;
Poi sull’Olona un cigolio di aratri
Che squarciavan le vie, dove era stata
Una città per seminarvi il sale.
Allor pei campi di Legnan s’intese,
Come a risposta, un gran tumulto, ed era
Un percoter di ferree aste, di spade
Repubblicane su le maglie e i cranii
Tedeschi; un giuramento dell’audace
Legïon de la Morte; una severa
Melodia trïonfal: mentre lontana
Sonava l’unghia d’un cavallo in fuga
Che vêr Costanza su la vuota sella