Si gira l’orbe di ciascuna gente
Intorno al sole de la gloria, e quando
Compì la pompa de la sua giornata,
Dechina a sera. Luce per due volte
Di civiltà maravigliosa, e quale
A nessuno fu dato, avemmo in sorte
Noi d’inviar su la progenie umana
A illuminarla. Diuturno buio
Or ne possiede. Ad altre genti il raggio
Meridiano or brilla. Oh! sappian esse,
Senza macchiarsi di guadagni iniqui
O di superbe vïolenze, il lieto
Tempo goder de la stagion fugace
Magnanime. E al mio cor tu sei più cara
Dolce mia terra, ancor ne la tua notte.
Per l’oscuro tuo ciel tremoli veggo
Di qualche aurora boreale i lampi,
E risplendere d’Orse e di coruschi
Arturi, e di nembose Iadi le faci;
Sottile, in vero, e piccoletta luce:
Ma verrà la feconda ora che Dio
Al pöeta dirà: “Sali quel monte
E grida: Sorge l’alba.” Incontanente
Suso per l’erta salirà il pöeta;
Vedrà frattanto gli stranier la forca
Preparargli, e il capestro a le pendici
Indifferente; e griderà dall’alto:
“Italïani, sorge l’alba.” Asceso
Veggente, scenderà martire.
Tale,
Mallevador d’un’altra alba promessa
Da la Sibilla e dai profeti; un giorno
Un Divino movea là, vêr Pomezia,