Come nel giorno che ne vinse amore.
Vedi là quella valle interminata
Che lungo la toscana onda si spiega,
Quasi tappeto di smeraldi adorno,
Che de le molli deità marine
L’orma attenda odorosa? Essa è di venti
Oblïate cittadi il cimitero;
È la palude, che dal Ponto à nome.4
Sì placida s’allunga., e da sì dense
Famiglie di vivaci erbe sorrisa,
Che ti pare una Tempe, a cui sol manchi
Il venturoso abitatore. E pure
Tra i solchi rei do la Saturnia terra
Cresce perenne una virtù funesta
Che si chiama la Morte. - Allor che ne le
Meste per tanta luce ore d’estate
Il sole incombe assiduamente ai campi,
Traggono a mille qui, come la dura
Fame ne li consiglia, i mietitori;
Ed àn figura di color che vanno
Dolorosi all’esiglio; e già le brune
Pupille il velenato aëre contrista.
Qui non la nota d’amoroso augello
Quell’anime consola, e non allegra
Niuna canzone dei natali Abruzzi
Le patetiche bande. Taciturni
Falcian le mèssi di signori ignoti;
E quando la sudata opra è compita,
Riedono taciturni; e sol talora
La passïone dei ritorni addoppia
Col domestico suon la cornamusa.
Ahi! ma non riedon tutti; e v’à chi siede
Moribondo in un solco; e col supremo