Ad un bacio di pace; a quel soave
Bacio di pace, che talor ponesti
Sul mio fronte sdegnoso, Itala mia.
Questo speco lasciam, che ne protesse
Da la súbita pioggia, e del Circello1
Or meco ascendi su la nuda vetta,
Là, da recenti folgori solcata.
Addio, nata dal sole e da la bionda2
Ocëanide! simbolo vezzoso
Di ver tremendi, addio, sarmata Circe,
Adorabile e rea fascinatrice.
Più non germoglia su le tue scogliere
L’argentina alberella, onde spiccavi
Le magiche vermene: e da la pietra
Litorana sparîr le portentose
Cifre negli aurei plenilunî incise
Tra una cerchia di fatüe fiammelle,
Onde i gorghi profondi e le vaganti
Rëíne de lo spazio interrogavi
Lontanissime stelle; e scongiurate
Da la virtù di quelle cifre arcane
Con un balen ti rispondean dal cielo.
Dal tuo colle d’esilio i scellerati
Fiori sparîro, e i pòllini maligni
Che fuggendo rapivi a le montagne
De la tua Colco di veleni ricca
E di tragedie; donde poi stillavi
L’egre bevande di virtù nimiche,
Che imperituro meritâro un carme
Quando assopîr la regia Itaca volpe: