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IL MONTE CIRCELLO.

CANTO.

     Alfine il tormentato aere si calma,
E in un rimoto lampeggío dilegua
La congiura dei nembi. Irrequïeto
Tergendo de la molle ala le piume,
Scuote i fogliami che gli fêro ombrello
L’augelletto, e giocondo vola via:
Manda il ramo una stilla, e par che pianga
Dell’ospite cantor la dipartita.
Nuvole d’oro di fugaci insetti,
Nati il mattino e al vespero già vecchi,
Quasi vispa e sottil polvere alata
Riedono ai balli vorticosi; e il capo
Mortificato dal flagel dei venti
Rïalzando, le candide ninfee
Tornan regine de la lor palude.
L’aura che novamente s’inzaffira,
Odorosa pei dittami percossi
E dai lavacri turbinosi astersa,
Ne le purpuree lontananze al guardo
Ogni rimoto päesel consente.
È quell’ora gentil, che rassomiglia