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di sorprèndere una volta la via dell’India con un veloce esèrcito, quanto di fondare una stàbile base d’armi su le bàrbare e alpestri sue frontiere, e una via larga e lìbera per tornarvi ogni anno, e rinovellarvi li esèrciti esàusti dal clima, e alimentarvi coll’oro e col ferro un lungo combattimento, il combattimento delli Scipioni in Ispagna. Altro è turbare il dominio dell’India all’Inghilterra, altro è collocarsi in suo luogo.
Ma il campo della polìtica non può èssere il nostro. Noi più che a questa fugace fortuna delle conquiste, dobbiamo rivòlgere i nostri pensieri all’interna istoria delle umane stirpi, alle tenaci loro tradizioni, al lento cammino della civiltà, che nello svòlgersi serba sempre vestigio in ogni nazione della primitiva sua forma. Il principio dell’intelligenza nazionale delli Indiani e nella dottrina dell’ente, ossìa nel panteismo, il suo principio religioso è la santificazione per mezzo dei riti e delle penitenze; il suo principio sociale è la casta; il suo principio amministrativo è un’agricultura per conto communale; l’individuo è sempre assorbito nel vasto vòrtice d’un’esistenza che non gli appartiene; egli non è conscio a sè della sua libertà, quasi appena della sua volontà; nessun moto spontaneo d’emancipazioni, nemmeno sotto l’urto della convivenza straniera.
Qual è l’effetto che la dominazione britànnica apporterà in questo antico fondamento della civiltà indiana? La Compagnìa fin dal suo nàscere represse l’immigrazione del pòpolo britànnico, contrariò perfino le imprese dei missionarii; essa vi fa passare successivamente le sue generazioni di magistrati e di militari, che, raccolta la concessa misura di peculio, ritòrnano pàllidi ed esàusti a ruminarlo in seno alla fredda patria. La loro progenie non regge al clima; i figli dei reggimenti càdono sul limitare della gioventù; le discendenze miste si smarrìscono nel mare della popolazione e nella prevalenza dei costumi nativi. Poche migliaia d’Inglesi sempre rinovellate govèrnano centocinquanta millioni d’uòmini quasi con mano invisìbile; un uomo è il giùdice d’un millione d’uòmini. Se domani codesta mano misteriosa si contraesse, s’inaridisse, ricadrèbbero di nuovo i pòpoli sotto quelle vetustìssime influenze che li tènnero servi per tante generazioni? oppure dal fondo