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emunse ogni avanzo che potesse prender forma di capitale, e aiutare la feracità del terreno. L’amministrazione britànnica cominciò sotto Clive coll’esercizio dell’esattorìa musulmana del Bengala. La riscossione dei tributi costituì dunque il primo impianto di quel governo; e tutto il successivo sviluppo prese forma da quell’infàusto germe. Nessuna providenza fu presa per fomentare la produzione, e dare aumento al capitale e forza all’agricultore; tutto mirò a semplificare e sollecitare l’esazione. E per rimòvere ogni ostacolo, l’esattore rimase anche il giùdice e il protettore di quelli stessi che doveva escùtere e spesso espropriare. E il principio medèsimo che divorò l’imperio romano e l’antica civiltà itàlica1. Il nùmero dei magistrati è sproporzionato alla vastità del paese e alla moltitùdine dei pòpoli; un solo straniero, per lo più inesperto per età, ignaro per lingua, deve sedere amministratore e giùdice d’un millione d’uòmini, sopra una superficie di tre o quattro mila miglia. La legge mirò piuttosto a procacciare al magistrato l’occasione di raccògliere un patrimonio che non a fornire d’un magistrato il paese. Questa mìsera ansietà di pronto lucro privato è il principio che isterilisce in sì ricco paese le pùbliche finanze: e fa sì che si estòrcano a stento cinquecento millioni da una moltitùdine miseràbile, quando si potrebbe mièterne cinque mila da una prosperèvol nazione. Un altro principio più pernicioso, e commune a tutta l’Asia, è quello di commisurare l’imposta al produtto, dimodochè ogni sforzo d’industria trae con sè la sua multa. Il riparo a questo male sta nel principio dello stàbile censimento lombardo, che assicura una comparativa esenzione ad ogni ulterior fatto della privata attività"2. Ma ogni più sottile e saggio avvedimento tornerà sempre inùtile là dove manca all’agricultura il primo suo fondamento, cioè il diritto di piena e lìbera proprietà, e dove una finanza impaziente assorbe il capitale mano mano che si va formando, e non ne attende con savia pazienza l’indiretto riflusso.

Nell’angusto confine, che omài ci avvediamo d’aver superato, non si può tèssere tutta la dolorosa istoria della ruina dei zemin-

  1. Vedi: Notizie naturali e civili su la Lombardia, Milano, Bernardoni: Vol. I pag. XLV.
  2. Id., pag XCV.