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fine Aurengzeb, che aveva imprigionato suo padre e soppiantati i fratelli (1658), condusse l’imperio mogolo al màssimo lìmite della sua vastità, che fu di ventidue regni, con un rèddito di ottocento millioni di franchi. Ma dopo la sua morte, l’infedeltà dei governanti, le continue congiure del serraglio, li assalti dello straniero e le ribellioni delle tribù indiane condùssero tutto a irreparàbile decadenza. L’ùltimo delli imperatori morì poetando nella sua sventura, con ben altro metro che i vittoriosi suoi padri.

Il sommo della calamità fu l’invasione persiana. Nadir, nato pastore del Chorassan, aveva venduto la greggia paterna per assoldare uno stuolo di venturieri, coi quali assalì le orde afgane che desolàvano la Persia; corse di vittoria in vittoria: prese Ispahan (1720), respinse li Ottomani, s’incoronò re di Persia, perseguitò li Afgani nella loro patria, li perseguitò fugitivi nell’India. Dopo aver preso fàcile possesso di Delhi (1739), egli, per reprìmere un fortùito tumulto dei cittadini, ne fece trucidare più di centomila, sottopose li altri a orrìbili estorsioni, deformò d’incendii la città; trasse dal tesoro imperiale in denaro, in ori, in gioie per mille millioni, fece dell’imperio mogolo un vano nome. I governatori rapaci, i ribelli Maratti, Seichi, Ragiputi e Pindarri, li implacàbili invasori Afgani, e finalmente li Europèi approdati oramài da più parti alle marine del Malabar, del Coromandel e del Bengala, ridùssero l’India a una lacrimèvole confusione, e l’apèrsero per ogni parte alla conquista.

Il 22 maggio del 1498, il sesto anno dacchè Colombo aveva scoperto l’Amèrica, èrano approdate ai lidi dell’India per la novella via del Capo tre navi capitanate da Vasco di Gama: Egli trovò nel porto di Calicut tutti i tesori che l’Oriente destinava al commercio dell’occidente, gemme, perle, avorio, seta, ìndigo, èbano, zùcchero, aromi. L’antica catena mercantile che i Fenici avèvano tesa, fin dai primi tempi del mondo, lungo le marine dell’Arabia, e che con un estremo si collegava alle ìsole Malesi e alla China, dall’altro alli Italiani dominatori del Mediterraneo, era spezzata. Verso i tempi medèsimi le irruzioni dei