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rità e d’armi per riscuòtere il tributo delle terre. Nell’estremità della penìsola e nelle regioni montuose e armìgere, li stessi règoli indiani si patteggiàrono zemindari dello straniero, e così conservarono le reliquie dell’antica potenza; ma la maggior parte delle due caste dominatrici cadde in improvisa povertà. I tributi che facèvano gioconda la vita dei mìliti e dei loro poeti, e avèvano nella quiete dei collegi nutrite le meditazioni metafisiche dei bramini, e stipendiato li artefici che scolpìvano nel basalto i santuarii, trapassàrono ai nuovi dominatori. Dall’estremità del mondo maomettano vènnero orde di venturieri turchi, afgani, persiani, circassi, curdi, àrabi, cabaili, malesi, a divìdere i preziosi scialli di Casmira, i veli di Dacca, i profumi del Malabar; tràssero seco turbe di schiavi bianchi e neri. La nuova gente contò ben sèdici milioni d’ànime addensati per la maggior parte nelle città; la sua ricchezza rappresentò tutto ciò che le alte caste indìgene avèvano perduto. Eccelsi minareti e tùmide cùpole segnàrono da lungi i nuovi santuarii del culto maomettano e i sepolcri dei nuovi regnatori. I magistrati, le milizie, il commercio assùnsero nomi àrabi; e il persiano, ch’era però già affine al sanscrito, divenne il linguaggio consueto delle corti e dei viandanti. Alla corte del conquistatore di Ghazna fioriva il poeta Firduzi, l’autore del Shah Nameh; e molti dei prìncipi musulmani e dei loro ministri furono scrittori illustri nelle loro lingue, portàrono nelle Indie l’ignota scienza della geografia, l’ignota scienza dell’istoria. Ma la società indiana non imparò quelle dottrine; si tenne rigidamente chiusa nelli antichi suoi pensieri; e nell’ìntime sue condizioni rimase qual era prima. Una terza stirpe dominatrice si era sovraposta alle due più antiche; e la nuova classe delli schiavi si era aggiunta al nòvero delle stirpi disprezzate e infelici. E inoltre, all’arrivo dei musulmani èrano precorse le fugitive reliquie dell’antica nazione persiana, e avevano salvato nell’isoletta di Bombay e nei monti vicini i libri di Zoroastro; alcune famiglie cristiane della fede di Nestorio si èrano rifugite dalla Siria nel Malabar; e dietro i passi del conquistatore il commercio traeva alcuni Armeni ed Ebrèi. La conquista che altrove confonde e assìmila le stirpi, in India non le assimilò, anzi accrebbe il nùmero delle primitive divisioni.