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giorno dell’anno quelle prescrizioni rituali, che gli consèrvano l’onore della casta, e che sollevàndolo sopra l’impuro paria, e mettendo sotto a suoi piedi un’esistenza più mìsera della sua, gli rèndono cara quella catena che da tanti sècoli lo stringe.
Un òrdine di cose che aveva troppo ingiustamente distribuiti i beni e i mali, e aveva abusato la sapienza dei pochi e la potenza medèsima delle arti e della poesìa per eternare l’ignoranza dei più, era destinato a succùmbere al primo assalto che una mano deliberata avesse portato alle sue fondamenta. Ma perchè l’impero bramìnico era posto in un àngolo del mondo, fra mari non navigati e impervie alpi, tenuto in gelosa oscurità d’ogni cosa straniera se non aveva fatto sentire la sua potenza alle altre genti, non aveva neppure sofferto alcuna poderosa irruzione. Le armi dei Persi, poi quelle dei Greci e dei Parti èrano bensì penetrate nella valle dell’Indo; ma le tribù bellicose delli àridi altipiani fra l’Indo e il Gange, le ignote vie, le sterminate distanze avèvano in breve scemato le forze e l’ànimo alli invasori. Anche li Àrabi, che in pochi anni avèvano fatto un solo imperio di tutte le regioni d’Asia, d’Africa e d’Europa dalla foce della Lòira a quelle dell’Indo, quivi giunte languìvano. E già l’imperio dei Califfi si scioglieva in provincie ribelli; l’ Europa desta a nuova vita cominciava col braccio dei contadini spagnoli e dei marinài italiani la reazione delle crociate, e il terrore delle armi musulmane pareva dissiparsi.
Ma i pastori turchi delle lande a levante del Caspio, venuti tardi alla fede musulmana, e fàttisi mercenarii dei Califfi solo due sècoli dopo Maometto, si èrano inalzati dalla custodia del palazzo al primato della milizia e alla rapina delle provincie, rinovando quel corso di cose che aveva fatto grandi in altri tempi e altri luoghi i Caldèi, i Persi, i Goti, i Franchi, li Angli. Uno di quei fortunati guerrieri aveva sede verso l’anno 1000 in Afgania, nella città di Ghazna, su l’altipiano che sovrasta alla valle dell’Indo. Egli in ventotto anni discese dòdici volte nell’India, sempre vittorioso, abbattendo i templi dei bramini, e