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che un sudra osasse porsi su la sedia sacra d’un bramino: era una contaminazione che uomo d’altra casta toccasse un bramino, o un cibo o una bevanda, a lui destinata, o si accostasse a raccògliere le reliquie della sua mensa. Il bramino che avesse accommunato i sacri misteri al sudra, insegnàndogli con quali riti potesse espiar le sue colpe, o leggèndogli i libri sacri, cadeva seco lui nell’eterno abisso. Il supremo dovere di re e di magistrato era d’onorare i bramini; il re, se anco fosse divorato dalla fame, non poteva prender loro cosa veruna: e quando li avesse convinti di qualsìasi più atroce misfatto, non poteva mai punirli altrimenti che con invitarli a partir dal suo regno, salvi della persona e dei beni. L’ira loro poteva in virtù d’arcane parole precipitare nel nulla il re, precipitarlo nel nulla co’ suoi cavalli ed elefanti: la loro parola poteva dare al mondo altri re. E ben lo aveva saputo il re Nanda.

V’è una sola via, per la quale un uomo d’altro sangue possa elevarsi a pareggiare la sublime natura d’un bramino; ed è quella del jogèo o penitente, che lasciando ogni cosa più diletta, si mette in un deserto a vìvere di radici, giacendo su la nuda terra, intonso la barba e i capelli, scendendo tre volte al giorno a purificarsi nelle aque d’un fiume sacro, compiendo ogni giorno i cinque sacrificii, e meditando con taciturna assiduità i quattro Veda. I più fervorosi còrrono nudi alla pioggia dirotta, ai tùrbini delle montagne nevose, alle gèlide rugiade che sèguono i tòrridi giorni; si cimèntano alla prova micidiale dei cinque fochi, ponèndosi a capo nudo sotto il sole del meriggio, in mezzo a quattro cataste accese, finchè l’esacerbato cerebro si accenda a un delirio che il pòpolo prostrato e silenzioso ammira. Altri s’incatena per tutta la vita a un àrbore della foresta, ad una rupe solitaria; altri passa la vita ginocchione, altri sopra un letto irto di chiodi; altri fissa le pupille nel sole finchè la vista si spenga; altri sta molti anni colle pugna chiuse, finchè le unghie crescenti trafiggano le palme; altri si flagella, si scarna, si svelle dal seno un vìscere, e spira senza dar segno di dolore; altri in via di sacrificio si annega nelle sante aque del Gange: altri si còrica impàvido e plàcido